ERICH MARIA REMARQUE

 

NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE OCCIDENTALE

IM WESTEN NICHTS NEUES

Mondadori  editore

 

Sulle esperienze dei soldati nella prima guerra mondiale i libri sono stati numerosi nel corso degli anni, molti dei quali pubblicati addirittura quando il conflitto ancora divampava. Pochi sono però risultati incisivi come “Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale”, pubblicato nel 1929 e subito premiato da un milione di copie e dalla traduzione in quarantacinque lingue. Un’opera che riesce a coniugare le vicende storiche, di cui Remarque fu testimone, ad un’analisi lucida sulle cause e le motivazioni che avevano spinto una generazione sull’orlo del baratro.

La narrazione in prima persona da parte di Paolo Baumer (che assurge a giudice simbolico di una situazione vissuta, senza possibilità di rivolta dai soldati) della “guerra” di una classe di studenti tedeschi spinti ad arruolarsi dal loro maestro di liceo, Kantorek. Un gruppo di ragazzi, alle soglie dell’esistenza (“non avevamo ancora messo radici, la guerra ci ha spazzati via”),  fiduciosi delle parole e delle idee dei loro educatori portatori di quella incoscienza che spinse milioni di persone alla morte. Dalla vita civile a quella della caserma, cambiano i volti e i modi, ma la solfa è pur sempre la stessa: questa volta, novello Kantorek, il loro istruttore Himmelstoss si fa portavoce di quei valori che non riguardano tanto il pensiero o la libertà, quanto il sistema e lo “scattare”. Una obbedienza a delle leggi insensate che li porterà a indurirsi e, una volta giunti in prima linea, a sviluppare quel forte legame che percorre molti dei libri di Remarque: il cameratismo. Questi ragazzi neppure ventenni non sono più gli studentelli partiti da casa mesi prima: il mondo che si sono lasciati alle spalle non fa che divenire ogni giorno più remoto. Ma l’umanità non scompare, si trasforma, seppure si dicano oramai incapaci di provare tristezza: Muller, rendendosi conto che Kemmerich non uscirà vivo dall’ospedale, cerca di tenere per sé gli stivali nuovi dell’amico. Eppure non è cinismo: ancora è viva la pietà nel vedere la fine di un amico, al quale nessuno ha il coraggio di dire la verità sulle reali possibilità di tornare a casa. Ad ogni nuova morte di un membro di quel gruppo di amici i sopravvissuti si stringono più vicini in attesa. Nessuno si domanda più il perché, il senso, nessuno ha la forza di ribellarsi a questo sistema assurdo di morte. Ma dentro ognuno di questi ragazzi si prenderà coscienza del tragico inganno di cui sono stati vittime. Alla fine però, non v’è rabbia nelle parole di Paolo Baumer:

“Naturalmente non si può far carico di questo a Kantorek: di Kantorek nel mondo ve n’erano migliaia, convinti tutti di fare per il meglio nel modo ad essi più comodo”.

 

 

 

Dello stesso Autore:Der Weg Zuruck (in it. La via del Ritorno), Drei Kameraden (in it. Tre Camerati), Himmel kennt keine Guntslinge (in it. Il Cielo non ha Preferenze)