DUE RIGHE
SU SVEN HASSEL
Pochi di voi conosceranno quest’uomo
che s’è preso la briga di sopravvivere ad una guerra mondiale e alla febbre caucasica, finendo con lo scrivere dodici storie tra libri
e racconti sulla esperienza nel 27 reggimento carristi
(di disciplina). Chi era Sven Hassel?
Danese di nascita (è del 1917), figlio di un artigiano e di una maestra, per
sfuggire alla disoccupazione si arruola ventenne nella Wermacht
e viene spedito a guidare carri su e giù per la Germania. Quando scoppia la guerra decide di
tornarsene a casa, poiché alla fin fine non ci credeva poi troppo. Lo
riacciuffane però e il buon Sven
rischia il muro, ma la pena gli viene commutata nel battaglione di disciplina,
ergo l’inferno del fronte orientale. I battaglioni di disciplina erano delle
unità temutissime dagli Alleati, particolarmente dai Russi, che vi ebbero a che
fare lungo il Don e a Charkov: uomini votati alla
morte, con poche o nulle possibilità di tornarsene a casa
vivi, spediti nelle missioni più allucinanti e pericolose (addirittura
in “Battaglione d’Assalto” vengono infiltrati per mille chilometri nelle linee
russe). Sven Hassel combattè fino al collasso della Wermacht
e fu poi catturato dai Russi e tenuto prigioniero fino al 1949. Tornato in
patria contrasse la febbre Caucasica e rischiò molto.
Fu durante questa malattia che decise di scrivere le sue gesta nel primo libro
della serie: “I Maledetti di Dio” che ebbe subito un ottimo successo in
Germania e all’estero. Cominciò così una serie brillante di libri sulle sue
esperienze del battaglione di disciplina, in cui univa la narrazione semplice e
brutale delle azioni e delle battaglie sanguinose cui prese parte, ad una allegria da cimitero, fatta di bevute imponenti, scopate
nei peggiori postriboli del fronte prese in giro e sfide vere e proprie agli
ufficiali che li comandavano. Un gruppo di pazzi quello che lo attorniava:
Porta (con indosso un cilindro giallo e un monocolo rubato ad un barone in
Romania), il Piccolo Legionario (combattente nella Legione straniera,evirato dalla Gestapo in un cesso
della prigione di Torgau), Fratellino (un grande
gigante cattivo), il Vecchio Unno (il “comandante” anziano, che piange spesso
pensando alla famiglia lasciata a casa), Hugo Stege( lo studente); uomini votati alla morte pressoché
sicura, gettati in un inferno da una dittatura che non amano, né hanno mai
amata, che oppongono alla follia la risata grassa e nera di chi non sa cosa gli
potrebbe capitare il momento dopo. Spesso Hassel confronta la semplicità dei
sottoposti alla stupidità e alla brutalità del Terzo Reich
e delle dittature in genere. Basti pensare a ‘Battaglione d’Assalto’ in cui il
comandante della caserma immatricola il proprio cane, come un vero e proprio soldato, degradandolo spesso davanti all’intero
battaglione, arrivando al punto di fargli contare con tre giorni di prigione di
rigore l’”affronto” di aver depositato i bisogni sotto la scrivania. Vi
suggerisco di dargli una letta, giusto per la scorrevolezza della scrittura,
per l’ironia di cui abbondano le sue pagine. Qualcuno lo ha definito il Remarque della Seconda Guerra Mondiale, pur non arrivando a
tanto leggendolo, faticherete a credere che i personaggi di cui parla sono
esistiti veramente e li potrete vedere al sito www.svenhassel.com , in una gallery di foto dal
fronte orientale che vale la pena di guardare, una volta letto i libri.
Vi cito solo alcuni titoli, non ho l’editore
perché lo ha cambiato, ma io ho quello vecchio che è la Mondadori:
‘I Maledetti di Dio’
‘I Dannati di Cassino’
‘Liquidate Parigi’
‘Germania Kaputt’
‘Battaglione d’Assalto’