Tre metri
sopra il cielo
Cari idioti e care
idiote,
l’altra sera al TG5 la buona Cesara, con
il bulbo oculare destro grosso il doppio di quello sinistro, mi informava che a Matrix
sarebbe andata in onda un’intervista da non perdere all’ex ministro delle
riforme: il mitico Bob Calderols. La mia conduttrice preferita
continuava a farmi l'occhiolino intimandomi di non andare al concerto
degli Steriogram ma restare a casa per ascoltare il leggendario
Bob. Cesara aveva ragione (come al
solito), l’intervista era davvero spettacolare. Ma cari idioti non entrerò nei dettagli perché avrete sicuramente avuto modo di
informarvi sul merito delle affermazioni del vecchio Bob emerse dal
Partiamo da un punto incontrovertibile: questo
film è una disgustosa cozzaglia di nulla, mal diretta
e scandalosamente recitata. L’attore più credibile è il cane che viene sequestrato da Step per
ricattare la professoressa della sua fidanzatina affinché quest’ultima
venga promossa. La sceneggiatura non sta in piedi, la storia è di una banalità
rivoltante e nella colonna sonora c’è una canzone di Tiziano Ferro, non so se
mi spiego. Probabilmente basterebbe questo per sconsigliarvi la visione di
questa porcata cinematografica ma nelle prossime righe
cercherò di essere più oggettivo nella mia analisi e un po’ meno fazioso.
Il film è ispirato all’omonimo libro di
Federico Moccia (che J. Wayne
mi ha riferito essere illeggibile) ed è la storia di due ragazzi, Babi (che nome del cazzo) e Step (interpretato da Riccardo Scamarcio
che mi è stato detto essere piacente), appartenenti a due contesti
profondamente diversi che per un incredibile vuoto di sceneggiatura s’incontrano
si amano e che infine, per il suddetto vuoto di sceneggiatura, si lasciano. La
narrazione è accompagnata da un’inutile (ma non quanto insopportabile) voce
fuori campo del dj di Radio Kaos
(o Caos) che si sforza di propinare pillole di pseudo-saggezza
che avrebbero indisposto anche il Mahatma; la perla di
questo narratore è il paragone sull’incommensurabile difficoltà nel preparare
una buona maionese e nell’assortire un amore duraturo. Vi lascio immaginare la
vacuità delle altre minchiate del dj di RRRRRRadio Kaos
106.7 (credo).
Più che un film 3MSC è una macchina da soldi
che devo ammettere (lo sto scrivendo tappandomi il naso) essere ben
confezionata; la storia delle prime esperienze sentimentali è sempre di grande richiamo nelle s
Insomma è una di quelle pellicole su cui i
produttori investono sempre volentieri perché i riscontri al botteghino sono
ottimi e raggiungibili senza grossi esborsi economici, gli attori e i registi
sono infatti dei semisconosciuti purchessia che
regolarmente steccano quando cercano di bissare il loro successo scostandosi
dal genere di film che li ha portati alla ribalta. La capacità (se così
possiamo definirla) di Silvio Muccino è quella di
esser diventato “famoso” grazie al
3MSC si inserisce (con
pieno merito) nel filone dei film “generazionali adolescenziali” che hanno
caratterizzato (e temo caratterizzeranno ancora a lungo) gli ultimi dieci anni
del cinema nostrano (su questo particolare filone e sulle cause della sua
popolarità conto di scrivere a breve un articolo, quindi non mi dilungo
oltremodo).
Ora sono stanco e vi saluto
Il pdac