Il Codice Da Vinci

di Ron Howard

 

Centoventicinquemilioni di dollari spesi maluccio eccezion fatta per i compensi al cast (straordinario Paul Bettany che interpreta Silas). Ron Howard, probabilmente ispirandosi a Moretti, ha mantenuto l’assoluto riserbo durante tutte le riprese del film; e ci sarebbe da chiedersi il perché di tanta segretezza visto e considerato che il film è tratto da un libro che due copie nel mondo dovrebbe averle vendute. Forse Ron si è giustamente vergognato della fuga in retromarcia sui marciapiedi parigini assente nel libro e misteriosamente apparsa nel film. Una spettacolarizzazione fine a stessa che è sintomatica di uno smarrimento alla regia riscontrabile dall’inizio alla fine della pellicola. Lo zio Ron si perde nel ritagliare gli spazi necessari per dare un minimo di coerenza alla struttura narrativa che vanno però ad azzerare la suspense che il film avrebbe dovuto avere (dettaglio non da poco se si considera che questo nelle intenzioni dello stesso regista doveva essere un thriller). La sensazione è che il film sia stato pensato prevalentemente per quella parte (assolutamente minoritaria) di pubblico che non aveva letto il libro prima di vederne la resa cinematografica. Quest’ultima si perde nella morsa tra il tentativo di rispettare (per quanto possibile) fedelmente la trama e quello di accattivare  gli spettatori meno preparati sull’intreccio narrativo. Il fallimento è ampiamente riscontrabile su ambo i fronti: chi ha amato il libro di Dan Brown si è trovato davanti un film scontato con un finale più ridicolo di quello del libro (che non scherzava quanto a ridicolaggine); la rimanente parte di pubblico ha passato due ore abbondanti a chiedersi come cazzo sia stato possibile che questa roba abbia scatenato un simile putiferio. Perché la contraddizione si percepisce proprio nell’impossibilità (per Ron) di rendere a livello cinematografico tutte le parti di maggior interesse del libro: da tutti i riferimenti storici (o presunti tali) agli indovinelli con soluzioni annesse che nel film sono banalizzati all’inverosimile.

Il risultato complessivo è un thriller leggero leggero molto ben recitato. Gli incassi al botteghino saranno stratosferici e tra poco qualche altro “genio” di Hollywood tenterà la trasposizione cinematografica di Angeli e Demoni. Cerchiamo questa volta di non essere così coglioni da metterci a discutere sulla superiorità relativa della religione sulla scienza (o viceversa) o sul ruolo che gli Illuminati hanno avuto, hanno e avranno sugli assetti politici mondiali. Perché questa volta potrei non farcela…

 

Distinti saluti

 

Il pdac