Enogastrotour Toscana-Umbria di Dr.Gonzo, foto di Ericuccia
Avevamo progettato da tempo di passare il finesettimana del 2-3-4 Marzo da qualche
parte e quando ho scoperto che in quei giorni molti bed
& breakfast avrebbero aderito al B&B Day,
nulla ci avrebbe potuto fermare. Meta: Toscana.
Tra i B&B toscani, c’era pure il Sole del Sodo,
che alcuni Idioti si ricorderanno perchè vi abbiamo trascorso l’ultima notte
nella nostra katabasi verso Napoli
Il prezzo della stanza per
due notti sarebbe quindi stato di 96 euro (la colazione si pagava), invece di
180. Il Sole del Sodo si trova ai piedi dell’altura su cui è adagiata Cortona, ed è introvabile
senza indicazioni precise. Due quippe sono le
caratteristiche che più abbiamo apprezzato (e per le quali ho pensato di
ritornare anche questa volta): la colazione abbondantissima, a base di torte
(in particolare quella di mandorle e quella di mele) e dolcetti preparati a
mano dalle tipe che lo gestiscono, e i cani che abitano il cortile. A parte
questo, le camere sono molto belle, noi avevamo
Partiti da Cremona,
dopo tre ore circa stavamo entrando a Siena. Un tempo un po’ nuvoloso, che non
rovina la toscanità, come sostiene Dega, ci ha fatto
compagnia per due giorni. Non sto qui a parlarvi delle bellezze di Siena.
Ricordo comunque nel Duomo il pergamo ottagonale scolpito da Nicola Pisano a
metà del ‘200 che è incredibilemente
bello (lo dico perchè è strano che un’opera del ‘200 non mi abbia annoiato a
morte). In piazza del Campo, sotto la torre, c’era un’interessante mostra
fotografica che riassumeva gli eventi più importanti degli ultimi anni, con la
solita vena antiamericancapitalistica. A Siena abbiamo
pranzato al Ristorante Grotta Santa Caterina “Bagoga”, che si trova in una via di quelle che dipartono a
guisa di raggi dalla piazza. Ericuccia ha aperto la porta
e si è trovata davanti una cinese. Il fatto è che quella non era la porta
d’entrata, bensì quella della cucina, e la cinese non era una cliente bensì
dipendente del ristorante. Nonostante ciò, abbiamo mangiato bene. La sala è
ricavata, credo, in una vecchia stalla o cantina, con gli archi in mattoni a
vista e arredato con cura. Il cameriere ha una caccola a vista. Abbiamo
ordinato pici ai porcini e tagliolini tartufati, entrambi molto buoni, e per secondo pecorini (con diversi gradi di stagionatura)
e miele (un piatto che tornerà spesso...). Il tutto accompagnato dal vino “Bagoga”,
ovvero vino da tavola della casa, senza infamia nè
lode (ma molto superiore a quello cui siamo abituati
noi padani). L’Ericuccia ha mangiato anche una panna cotta ai frutti di bosco. Mi
pare che abbiamo speso circa 37 euro. Dopo un’altra
breve visita alla città, siamo partiti per Cortona,
ma sbrigate le procedure burocratiche e preso possesso della camera, siamo
ripartiti subito con destinazione Montepulciano. In questo ripido e
affascinante paesotto, abbiamo visitato un paio di
cantine sotterranee, con tanto di tomba etrusca, strumenti di tortura, botti
ovviamente, formaggi a stagionare, ecc. Ho comprato un Rosso di Montepulciano ed un
Nobile di Montepulciano (convinto dagli innumerevoli assaggi a cui sono stato quasi costretto) rispettivamente da 8 e 10
euro, nella cantina Ercolano.
Verso sera, siamo tornati a Cortona.
Abbiamo fatto due passi per la splendida cittadina medievale e poi abbiamo cenato
nella Taverna Pane e Vino, già visitata con Dega e Sir gastro, di cui avevo un
ottimo ricordo, che ho conservato tale.
Il locale si trova di fronte al teatro Signorelli,
la porta d’ingresso è un ampio arco; superato il bancone si accede alla sala,
che, come vedete nella foto, ha il solito soffitto con mattoni a vista e archi.
I tavoli sono piccoli e spartani come il coperto. Lo stile slowfoodico
si contraddistingue dal fatto che il gestore si bulla
con i clienti della ricercatezza dei suoi prodotti, comprati esclusivamente da picccoli produttori di nicchia, ecc. Non si può saltare
l’antipasto di bruschette calde. Noi abbiamo preso due bruschette a testa con
pecorino fuso e olio tartufato. Di primo, zuppa di farro e ceci e zuppa
di porcini e spinaci, entrambe ottime e servite nelle terrine di coccio.
Per finire, selezione di pecorini “Beltrami” stagionati millanta mesi (addio gengive) con
miele. La carta dei vini offre una scelta tra tipo 400 bottiglie. Ma io ho
preso una mezza bottiglia, ovvero un fiaschetto. Si tratta di un Ebo ’03 Petra,
di uve merlot e sangiovese, generoso nel gusto e, credo, nella gradazione
alcolica. Ottimo. Questo banchetto ci è costato 39 euro.
La seconda sera,
avevamo in programma di cenare a Perugia, ma io ero stanco e abbiamo preferito
tornare a Cortona, ovviamente alla taverna Pane e
Vino. Questa volta abbiamo gustato bruschette
al pomodoro e bruschette al pecorino
e olio tartufato (che se le prendi una volta, non smetti), e una selezione
di pecorini “tagliere del pastore”, con formaggi di diversa stagionatura,
miele, mostarda e confettura. Ericuccia si è fermata
qui. Io invece ho proseguto con fagioli con olio del Castello, ovvero fagioli caldi conditi con
olio. E ho concluso con una sfogliatina con crema
pasticcera e pere caramellate. Tutto delizioso. Cosiccome il fiaschetto di Nobile di Montepulciano ’03 Romeo. Mi sembra che la spesa totale fosse di 36 euro.
La mattina del sabato,
abbiamo fatto il giro del lago Trasimeno, passando da sud, e fermandoci a Castiglione del Lago, che sorge su una penisola sulla cui
estremità si trova una cinta muraria turrita. Il paese in sè
non è granchè (anche se fa parte dell’esclusivo circuito dei borghi più
belli d’Italia) ma si può visitare il palazzo della Corgna
da cui poi si raggiunge la fortezza. Si percorre un lungo corridoio nel lungo
muro di cinta, con feritoie che si aprono sul lago. Il percorso in seguito si
fa esterno, sulle mura, e si attraversano le torri. Al centro del perimetro c’è
un anfiteatro. La vista è stupenda.
Lasciato Castiglione del Lago, abbiamo raggiunto
Assisi, ed ormai era ora di pranzo. Dopo una breve visita al Duomo, abbiamo
consultato la guida che era in regalo col Corriere proprio l’altro giorno. Ci
ha guidati alla Trattoria della Pallotta che si trova nella piazza del tempio di
Minerva, bisogna passare sotto una volta affrescata (coperta per lavori) e
scendere qualche gradino. Il posto è meno curato degli altri, e il servizio è
lentissimo. Non abbiamo mangiato male, e il
vino della casa andava giù volentieri. Ericuccia
ha mangiato flan di carciofi e mandorle,
probabilmente il piatto migliore. Io antipasto
vegetariano (c’erano diversi piatti per vegetariani, tutti debitamente
segnalati da un asterisco), che comprendeva crocchetta di riso, tortino di
melanzane, tortino di spinaci, bruschetta al pomodoro, focaccia con spinaci,
torta salata. L’Ericuccia ha continuato con cannelloni al formaggio (rovinati da
pezzi di buccia d’arancia) ed io con strangozzi “pallotta”, una pasta lunga condita con pesto di porcini
e olive nere, molto buoni. Prezzo totale. 42 euro, meno due euro di sconto per
mancanza di resto.
Lasciato il ristorante, ci siamo avviati verso
la chiesa di S. Francesco. Per sbaglio, l’abbiamo raggiunta da dietro e da
sopra, così abbiamo visitato prima la basilica superiore, molto velocemente
perchè il vino della casa della Pallotta esasperava
la mia vescica. Mi ricordavo di un bagno pubblico nella piazza davanti alla
chiesa, che c’era ma sul lato, forse mi confondevo con
Portovenere, o forse no.
Sta di fatto che fa schifo, e ho dovuto pure sborsare 50 centesimi.
All’ingresso della basilica inferiore ci hanno chiesto soldi per l’audioguida (che non volevamo), dentro la chiesa ci sono più
cassette per le offerte che affreschi (compresi quelli crollati col terremoto
di dieci anni fa), usciti da sopra, dopo aver visto il chiostro, alla consegna
dell’opuscolo-guida-agli-affreschi ci hanno chiesto
un’altra offerta. Che due coglioni. Finita la visita,
ci allontaniamo, ma veniamo bloccati da un uomo sorridente. “Dovete sapere che
tanti anni fa è nato un uomo che voleva l’uguaglianza per tutti, che pensava
agli oppressi, ai poveri, ai più umili e li ha difesi...”
dice. “Marx?” lo interrompo. “No, un uomo che è risorto per l’umanità, eccettera eccetera, associatevi all’associazione cristiana vattelapesca...” Ericuccia interviene “Basta chiederci dei soldi!” “No, non
chiedo soldi, piuttosto un obolo gioioso, i soldi io non li ho nominati, ma se
volete...” “No, grazie, non siamo cristiani.” “Ma
dell’associazione non fanno parte solo cristiani!
(sic). Se vi dicessi chi ne fa parte...”. “No, grazie, davvero!” “Va bene, ma
lo so che ci rincontreremo e sarete sorridenti e radiosi, e vi ricorderete
dell’uomo umbro che vi ha parlato oggi.”
“Arrivederci.” In realtà era anche simpatico. Pensandoci il giorno dopo, Ericuccia si è chiesta se intendeva
dirci che ci saremmo incontrati in Paradiso.
Infine, abbiamo visitato S.Chiara,
la chiesa rosa.
Lasciata l’altura di Assisi alle nostre spalle,
ci siamo avvicinati a Cortona, facendo tappa a
Perugia. Dopo due ore di scale mobili, abbiamo raggiunto il centro, che abbiamo
rapidamente visitato (scendendo anche per la via della Locanda Do’ Pazzi
– vi ricordate? – e dando un’occhiata al negozio dell’Egea, in cui si possono
trovare, a parte jazz, musiche da diversi Paesi del mondo).
L’ultimo giorno il sole
splendeva, si poteva abbandonare la giacca. Salutata Gaia e i cani, abbiamo
lasciato il Sole del Sodo e Cortona, per raggiungere
Arezzo, da cui mi aspettavo molto e che non mi ha deluso. Quella domenica,
c’era anche il mercato dell’antiquariato, ed in tutte le vie del centro erano esposti mobili, cagate,
gioielli, modernariato, cornici, quadri, borse, cappelli (volevo comprarne uno
a B. ma non l’ho fatto), cianfrusaglie militari (le
mie preferite), ecc. Veramente una città splendida. Abbiamo visitato il Duomo,
cercato di visitare la casa del Petrarca che era
chiusa, fatto un giro per il parco con la fortezza, Piazza Grande, Corso Italia
e così via. Osterie d’Italia consiglia due ristoranti papabili ad Arezzo, ma il
primo che abbiamo trovato non ci convinceva, ma l’altro sì, e abbiamo fatto
bene a sceglierlo. Si tratta della Torre di Gnicche,
un’enoteca molto piccola, una stanza con dieci tavoli circondati da bottiglie di vino ed olio, in una
viuzza in salita che nasce da Piazza Grande. Bruchette all’olio (si può anche intraprendere una degustazione di oli) e crostone mozzarella e melanzane di
antipasto. L’Ericuccia ha ordinato pappa al pomodoro, un piatto tipico, che
a me non piace, ed io una zuppa di
cipolle gratinata in forno (e quindi densa) eccezionale. Solo io ho
proseguito con un misto di formaggi con
miele e confetture. Il vino della casa è ottimo: ho dovuto ordinarne due
bicchieri (che sono più che abbondanti). Per finire caffè, preparato con la
moka. Non ricordo il conto finale, meno di 40 euro, ma ne valeva il doppio.
Per smaltire il vino, abbiamo visitato la chiesa
di S.Francesco, il cui abside è affrescato da Piero
della Francesca (il migliore) con
A Parma abbiamo raccolto il Dega,
uscito dal matrimonio di suo cugino.