Giacchè un numero sempre maggiore di
Idioti, come si deduce chiaramente dall’ultima galleria fotografica,
subisce in questo periodo la fascinazione della sublime
arte del Lento Fumo (tra l’altro invogliandomi sempre più a ripescare i miei
mai dimenticati arnesi del mestiere), mi accingo una volta tanto a scrivere una
recensione utile.
Giuseppe Bozzini
La mia pipa
Mursia, 1977; 182 pg.
“Si impara a fumare la
pipa in un paio di mesi. No: ci vogliono anni per diventare un vero fumatore. Ma chi è il vero fumatore di pipa? C’è chi lo diventa dopo
un anno e chi non lo diventa mai, il tempo non conta. E
c’è chi si accontenta di provarci piacere, e basta; chi attinge alle
raffinatezze dei colloqui intimi, specie nelle fumate serali, in casa, il mondo
lontano, la mia pipa e io, senso di beatitudine serena”.
Non un manuale di pipologia;
qualcosa di molto più piacevole, raffinato ed ironico: un omaggio, un atto d’amore
allo Strumento, da parte di un mastro pipaio che
tuttavia non vuole considerarsi un sacerdote della pipa (categoria che anzi, in
modo sottile, è presa per il culo
assai) – una chiacchierata a tutto campo con un fumatore (orgoglioso di
esserlo), esperto ma mai saccente, che diffonde con divertita semplicità e
affabilità consigli, nozioni e curiosità sulla sua piccola-grande manìa. L’inizio è folgorante (dieci pagine sul “perché” la
pipa – perché è bella, buona, virile, igienica, psicotonica,
ruspante e via una cazzata dopo l’altra); poi si
passa alle cose serie: com’è fatta, come si pulisce, che tabacchi usare – con tanti
disegni e dritte di grande utilità per chi la pipa non
ha intenzione di perderla un’altra volta (come dr. Gonzo: è la seconda che ti
regaliamo!!) o di farla cadere e spezzarla a metà come
Brindone o il già citato Gonzo (quella però era del
padre di Gastro); in tutto questo, l’autore cerca
sempre di alleggerire il più possibile il tono manualistico, mettendo in
rassegna col sorriso sulle labbra le tante follie dei pipaioli
accaniti. Vedi brani gustosi di questo genere: “Ho conosciuto uno di questi
vecchi (ndC, mastri pipai),
friulano, gran fumatore al cospetto di Dio; e mi ha rivelato – bontà sua – il segreto
(ndC, del rito un tempo fondamentale dell’introibo, o preparazione), un sistema che continua a
praticare, inutile dirgli che con le pipe moderne di radica non è necessario
preparare, basta un legno ben stagionato. Lui da cinquant’anni
fa così: compra un pacchetto di trinciato e imbeve per bene il tabacco con
buona grappa friulana. Ne riempi la pipa nuova, e il resto ce
lo mette intorno; chiude il tutto in una specie di pacchetto con carta
oleata. Avvolge il pacchetto in stracci, ancora in carta, lo lega e lo ficca
nel mucchio di letame che sta davanti alla sua stalla. Il letame “matura”,
fermenta sviluppando calore; ebbene questa fermentazione è
proprio quel che ci vuole per far diventare buona la pipa. La quale mica
ci resta un giorno, nel letame; ci resta qualche mese.”
Beninteso, il nostro su questi vecchi riti scherza, ma mostra di avere per loro
ed i loro praticanti un sovrano rispetto: perché di
pipe e “vecchi pipatori veraci” come questi non ne
nasceranno più - gente che fuma trinciati a taglio grosso, roba da uomini veri,
mica gli intellettualoidi che vedi oggi figheggiare per
strada colla loro bella pipetta in metallo
cromato. D’altro canto, di fronte a certi eccessi professionali, come una/due
pipe per ogni giorno della settimana, o certi intrugli psichedelici per la
pulizia, il nostro autore allargando le braccia enuncia tutto quel che gli è
dato sapere, anche le cose più strane, con il beneficio del
dubbio, però: libero ognuno di fare ciò che vuole, con la sua pipa; certo
il buon senso è un’altra cosa. Non teme nemmeno di gettarsi in quelle che a quanto pare sono le diatribe tradizionali dell’argomento:
questioni capitali come l’acquerugiola, il “mito del fondo”, l’annosa tensione
tra il caricare “serrato” e quello “sciolto” – ma senza prendere troppo sul
serio queste questioni più da ingegneri del fumo che da fumatori sciallati. Oltre
ad una buona dose di commossa mistica della pipa, che di certo non guasta, si
segnalano anche alcuni consigli assolutamente impedibili: per dirne una, i modi
più comodi per fumare in macchina non solo senza
schiantarsi, ma provando un piacere addirittura superiore al normale. Gente un
po’ così, i mastri pipai.