Lo struzzo delle montagne  Testo e Foto di Dr. Gonzo  

 

Il cielo limpido, quella mattina, ci costrinse a uscire, e ad accantonare i libri. “Andiamo per funghi”. “Va bene”. La strada che porta a passo Ballino è tortuosa, e costeggia ad un tratto il lago di Tenno, col suo turchese inaspettato. Superato Ballino-paese (tre case e un ristorante ottimo ed a buon mercato) la strada prosegue verso Fiavè e , volendo, mena a Madonna di Campiglio, ma soprattutto a Pinzolo, ma noi si lascia l’auto ben presto, all’imbocco di uno dei tanti sentieri che s’arrampicano sui monti. “Malga Cogorna 3 h, Pianezze 25 min.” Andiamo a Pianezze. C’è da dire che qui i sentieri sono ben segnalati.

Ben saldo nel pugno, Ericuccia porta il cestello per i funghi (porcini o ammanite muscarie), che verrà utilizzato poi per catturare farfalle e caricato in macchina vuoto come in partenza: infatti non troviamo nulla, il bosco è fitto, ma il suolo è secco, e nemmeno dove cresce rigogliosa l’erica, c’è traccia di succulenti porcini o ammanite allucinanti. Per non parlare della Sculcapia, che a queste altitudini (800 m slm) si  guarda bene dal crescere. La laringite di Ericuccia ci rallenta la salita, la cui pendenza non va sottovalutata, come feci io, cominciando a sudare copiosamente e senza tregua. Controlliamo minuziosamente ai piedi d’ogni albero, d’ogni arbusto e d’ogni fiore (tra cui, i più salienti, ciclamini e campanelle), ma troviamo solo – e raramente – funghi detti “dal sangue” per la loro colorazione vagamente ferruginosa, che sì, sono commestibili, ma ad Ericuccia non piacciono, e poi non sa bene se sono proprio quelli.  Bramoso di viaggi extracorporei, cerco di ripiegare sulle bacche che abbondano ai lati del sentiero, ma temo per il mio intestino molto irritabile e lascio perdere.

In questo bosco non c’è traccia di nulla. E anche se ci fossero stati degli animali interessanti, sarebbero fuggiti al ruggire del mio stomaco voglioso di cibo. Non ci resta che tornare giù e precipitarci al suddetto ristorante di Ballino, gestito da un certo Lucio e da sua moglie, una tedesca di quelle di una volta.

Un rapido pasto economico con strozzapreti, carne salada (Ericuccia) e patate al forno ci rinvigorisce. A fine pasto è il momento degli animali: qualunque frequentatore di ballino lo conosce. Di fianco al ristorante ci sono dei recinti in cui vengono allevati gli animali più disparati (caprette, oche, conigli e uno struzzo, da cui il titolo dell’articolo). Lo struzzo di ballino è grande circa quanto un emù; dev’essere una femmina, che credo siano grigie (vero B.?). Posseduto dal giovane spirito di Steve, mi avvento , impedito dalla rete del recinto, ad accarezzare tutti gli animali. Le caprette sono le più docili e vengono facilmente attratte da gustosi ciuffi di tenera erba, che non sono disdegnati, a dirla tutta, nemmeno dai coniglietti. Me è la struzza che mi affascina più di tutti. Mi venne in mente il discorso di B. in cui sosteneva che un morso di  struzzo deve essere molto doloroso. E’ così, caro Brindone, è così. In realtà la faccio più grossa di quello che è. Mi sono avvicinato al pennuto per riprenderlo da vicino, e lei, cosa fa? Mi morde un dito. L’anulare destro per l’esattezza. La sensazione è quella che si prova chiudendosi il dito in una porta, ma non molto forte; e poi non mi ha lasciato alcun segno. Ho scoperto che quando morde, chiude gli occhi con la membrana laterale, tipo coccodrillo o forse velociraptor. La prossima volta che vai da Paolino, prova, davvero.  Clicca sulla foto dello struzzo: