Con i Baccanti sui Colli del Vino

 

 

 

 

 

 

 

Tutto cominciò quando Lord Neo, pescando dai ricordi d’infanzia, ci parlò di una marcia non competitiva sulle colline piacentine, notoriamente il luogo dove scorrono il latte e il vino.

La proposta attraversò come al solito il complesso iter decisionale degli Idioti; l’adesione unanime delle prime battute non ebbe vita lunga, ma tre impavidi decisero comunque di non lasciar passare a vuoto un’occasione così ghiotta.

La task-force che porterà i nostri colori alla Marcia del Vino è un inedito terzetto Cappella-Neo-Brindone; l’auto che li condurrà in loco dovrebbe essere l’ammiraglia della famiglia B. – ma un’inopinata e tutt’ora senza spiegazioni debacle della batteria mette in forse la spedizione a un quarto d’ora dal principio. 

Se possiamo presentarvi questo servizio e le annesse, evocative immagii, è solo grazie alla prontezza del Capitano, che a tempo di record rimedia la celebre Punto…

Sabato di giugno. Tardo pomeriggio.

Arriviamo a Bacedasco, teatro delle operazioni. Il concentramento è sulla piazza della chiesa, dov’è già radunata una folla variegata e numerosa, uomini e donne di tutte le età. I più decisamente più in parte di noi nel ruolo di marciatori campestri. Troviamo anche i signori Neo, che qui ringraziamo ancora per averci ispirato quest’ottima idea. Ci iscriviamo a prezzo modico, e veniamo dotati del cartellino del marciatore del vino ufficialmente riconosciuto (di cui vedete un esempio qui a lato appuntato all’ampio petto di Neo), da timbrarsi in una serie di tappe con punto di ristoro etilico-energetico, che oltre a costituire il riconoscimento legale della nostra fatica, ci consentirà di incassare il ricco omaggio finale dell’organizzazione. A questo punto, nulla ci trattiene più. Immatricolati e gagliardi, ci mischiamo all’esercito in partenza.

Dell’itinerario in sé, non molto da dire – parlano abbastanza le immagini.

Il percorso si snoda su e giù per i due fianchi della valle; il primo tratto si immerge nelle colline alle spalle del paese, tra dolci pendii coperti di vigneti che digradando formano piccole vallate boscose. Il sole picchia duro, nonostante sia ormai pomeriggio inoltrato: ma va bene - il caldo e un pizzico di fatica aiutano a gustare meglio la bellezza di questi filari ordinati, di questo suolo friabile, di questi grappoli ancora acerbi. C’è tutto il fascino della terra ben lavorata dalla mano dell’uomo; le colline stesse sembrano modellate secondo criteri paesaggistici, con le colture e i boschi armoniosamente sparsi secondo un piano preciso, puramente estetico.

 

 

C’è chi questa marcia la prende molto più sul serio di noi: solidi corridori di mezz’età o più, cui pulpàs gros cusè, che affrontano con sprint la salita. Il club podistico Idioti – avremmo dovuto pensarci, ad una canottiera della Banda!- procede invece con olimpica calma, più che altro beandosi del panorama e scattando foto; salvo abbozzare una corsetta quando la strada punta decisamente verso il basso. Siamo tornati nel fondovalle: attraversiamo la provinciale e riprendiamo a salire dalla parte opposta.

 

 

A questo punto, approfittando dello slancio, provo anch’io ad aggredire il pendio. Devo dire che l’esperienza è meno scoraggiante del previsto; anzi, finché tiene il fiato, la corsa in salita sembra essere psicologicamente più stimolante. Il problema sono le gambe, che diventano subito di piombo, si induriscono e finiscono col perseguitarmi tutta sera. Partendo da queste considerazioni, il team degli Idioti, ripreso un ben più dolce andazzo, delibera con entusiasmo che l’anno a venire sarà tutto incentrato su un sistematico allenamento al fine di renderci seriamente competitivi per la prossima marcia. Come segno di buona volontà, oggi è una settimana esatta che non muovo un dito, e penso di non essere il solo… Ma d’altronde siamo Idioti, no?

Siamo più o meno in cima alla cresta orientale, ed ecco il secondo punto di ristoro (a onor del vero, molto più folcloristico del primo), nella foto qui  sinistra. Primo timbro sul cartellino, professionale ricarica energetica a base di acqua, zucchero e limone – a seguire, assaggio di malvasia per tagliarci le gambe. Sempre perché siamo Idioti.

A parte qualche saliscendi, lo sterrato prosegue pianeggiante sulla cima delle colline. Si sta facendo sera, e il cielo non sembra promettere nulla di buono. Ciononostante, in quanto Idioti, giunti al bivio che vedete poco sotto non possiamo esimerci dall’imboccare la variante più lunga del tour (9,5 km), quella dei fighi senza donne bambini al seguito, in questo spronati da alcuni vecchi in canottiera e panza d’ordinanza. Proseguendo tra i soliti vigneti, ecco una bella veduta su un borgo turrito in lontananza, di cui a tutt’oggi ci sfugge l’identificazione (sempre qui sotto).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo prolungamento del percorso è decisamente meno frequentato e più “selvaggio”; il terzo e ultimo punto di ristoro, in una frazione che è probabilmente il punto più alto che raggiungiamo è quello meno affollato. Siamo rimasti in pochi; gli uomini veri – i corridori seri (partiti evidentemente molto dopo di noi) che arrivano ubriachi di fatica e si ristorano in movimento senza parlare, e i passeggiatori con più tempo da perdere che han fatto la strada lunga (più o meno solo noi), mentre il grosso della gente è probabilmente già nel fondovalle a gozzovigliare.

 

 

E’ ormai ora di cena, abbiamo fame, il tempo è cupo e minaccioso, siamo pressoché soli: ci sono tutte le condizioni psicofisiche per far scattare la cazzata, è solo questione di come e di quando. Ed è così che ad una discesa ripidissima (da aver paura, davvero), dissestata e stretta tra filari con pali in cemento da un lato e sterpi dall’altro, avviene l’irreparabile.

Lord Neo ancor fresco di nomina ma saldamente Idiota nell’anima coglie l’occasione al balzo e si lancia giù per il pendio in una corsa da paguro kamikaze ad alto rischio suicidio; e gli altri due pirla dietro a ruota, dopo breve incertezza, con tanto di camera car e numero finale di Brindone. Impagabile; al Capitano la nomination all’Oscar per le riprese, qui e qui. (ndR, i collegamenti video saranno disponibili a breve). Non cercate di emularci sulla discesa del garage di casa – potreste farvi male. Bisogna essere Idioti professionisti.Sopravviviamo, nostro malgrado, e ci ritroviamo in pochi minuti ai piedi delle colline, bruciato il dislivello che ci mancava nella nostra folle cavalcata. “Guadiamo” un ruscello asfittico, costeggiamo un campo di grano di gladiatoriana memoria (poco sopra), e percorriamo il fondovalle ai lati della provinciale. Siamo solo ad alcune centinaia di metri da Bacedasco: cominciamo già a sentire le note del liscio, e le prime goccie di pioggia. Il temporale sembra in arrivo, ma noi non demordiamo.

Ritiriamo il premio dell’impresa – le tre bottiglie con il logo della marcia, e senza temere il vento che spazza violento le colline e il temporale incombente, ci immergiamo nella sagra che rigurgita vino, salumi e torta fritta a buon prezzo, mentre l’orchestra suona sul prato dietro la chiesa. Questa è Idiozia.

 

Come direbbe il Capitano, perfetto così.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Testo di Brindone.

Foto di Brindone e Cappella.

Riprese di Cappella.

Da un’idea di Lord Neo.